Il direttore del Teatro Pubblico Ligure ha deciso di portare lo spettacolo dal vivo in luoghi non convenzionali.
Se il pubblico non va a teatro (perché non lo conosce, perché è distante, perché è caro), è il teatro che va dal pubblico.
E’ questa l’idea alla base del Teatro Pubblico Ligure, una creazione del regista genovese Sergio Maifredi. Da quando lo ha fondato, nel 2007, il TPL è stato protagonista di una serie di eventi, manifestazioni, performance, spettacoli, festival: soprattutto nella Liguria di Levante, ma anche altrove in Italia e all’estero.
Attualmente Il TPL di Maifredi lavora molto con il teatro di Sori: un piccolo centro del Levante ligure, sul Golfo Paradiso. E qui si è tolto lo sfizio di portare nomi del calibro di Moni Ovadia, Paolo Rossi, Tullio Solenghi, David Riondino, Giuseppe Cederna, Maddalena Crippa e altri ancora.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Quando avete deciso che un piccolo centro balneare come Sori, noto soprattutto per la sua grande spiaggia, poteva essere anche un posto per fare teatro?
La scommessa era quella di fare teatro di qualità anche senza andare a Genova. Sette anni fa ci siamo messi al lavoro con l’amministrazione comunale di Sori, con l’idea di mettere il paese al centro di un più grande bacino di utenza, che comprende i centri abitati limitrofi e anche il grande entroterra collinare che c’è qui.
Vallate piene di paesi e frazioni che normalmente sono tagliate fuori dai circuiti culturali, anche quelli più generalisti. Il sindaco di Sori, Paolo Pezzana, e il suo successore Mario Reffo, sono andati nella stessa direzione, contrariamente a quanto avviene a volte quando ci sono i cambi al vertice delle amministrazioni locali, e così il progetto ha potuto prendere corpo e fortificarsi. Volevamo creare un teatro al centro di un territorio che approssimativamente va da Nervi (l’ultimo quartiere di Genova) a Sestri Levante.
L’esperimento è riuscito?
Beh, è tutto basato su una sottile alchimia. Tra Sori e i centri abitati più lontani dell’ipotetico bacino di utenza c’è al massimo una mezz’ora di macchina. In questo modo riusciamo a intercettare un pubblico potenziale di circa 100 mila persone. Anche perché, in caso contrario, la nostra offerta sarebbe decisamente fuori scala: visto che Sori è un paese di 4000 abitanti, con un teatro da 200 posti. Per questo motivo si sono visti qui due grandi maestri della regia come Peter Stein ed Eugenio Barba, ma anche Marco Paolini e Simone Cristicchi. Il territorio reagisce bene.
Peter Stein in una località più nota per le bellezze paesaggistiche che per la cultura?
Ha fatto la drammaturgia di “Armida”, con Maddalena Crippa in scena. La strategia in realtà è semplice. La stagione ha due stadi. Da una parte ci sono i grossi nomi, completamente fuori scala, e nello stesso tempo c’è un accurato lavoro sul territorio, fatto con i residenti, per una crescita culturale generalizzata della comunità. Per fare un esempio, andavano in questa direzione gli incontri pomeridiani prima dello spettacolo che abbiamo fatto con lo scrittore e giallista genovese Bruno Morchio.
Come funzionavano?
Era un’iniziativa chiamata SoriLegge: scrittori che parlano di altri scrittori. Lo spettacolo in teatro era alle 21. Alle 18.30, Bruno Morchio incontrava i residenti nel foyer. In cinque incontri della durata di un’ora, Morchio ha raccontato il modo di scrivere e l’arte di altrettanti scrittori specializzati nel giallo e zone limitrofe: da Edgar Allan Poe a oggi. Ma è solo un esempio dell’attività culturale che abbiamo svolto sul territorio. Nella rassegna SoriArte io e il giornalista di Repubblica Massimo Minella abbiamo creato il progetto “La teatralità dell’arte”.
Al teatro comunale c’è stato l’incontro “Il grande inganno dell’arte: i falsi da Vermeer a Modigliani”. Con i pullman abbiamo portato i soresi alla Fondazione Ansaldo di Genova, per l’incontro “La fabbrica della memoria”; o ad Albissola Marina per il convegno “Sulle tracce di Lucio Fontana”. Cultura sul territorio di Sori, ma anche in viaggio. Un lavoro che potremmo definire glocal, usando un termine ultimamente un po’ abusato ma efficace: inserire le caratteristiche peculiari locali, in questo caso culturali, in un movimento di respiro più ampio: nazionale e anche internazionale.
Formazione culturale, spettacolo e turismo a braccetto?
Si. La mia ricetta per funzionare ha bisogno di spettatori molto attivi, disposti a viaggiare: quando non si può portare il grande spettacolo internazionale a Sori, allora è lo spettatore che raggiunge lo spettacolo. Abbiamo fatto pullman con tariffa tutto-compreso, viaggio e biglietto di ingresso a teatro; abbiamo portato gli spettatori del teatro di Sori al Berliner Ensemble, un prestigioso teatro di Berlino, ma anche a Losanna, al Piccolo Teatro di Milano e altrove.
Ma non è una forzatura?
Cerchiamo di unire il teatro, lo spettacolo, ad altre forme di arte. Una volta con la guida di uno storico dell’arte siamo andati a Sabbioneta a vedere il “Teatro all’antica”, ultimato nel 1590: uno dei primi esempi di edifici costruiti per essere un teatro dell’età moderna, e quindi uno dei luoghi dove è nato il teatro come lo conosciamo oggi. Nella stessa attività siamo stati anche al Teatro Olimpico di Vicenza e al Teatro Farnese di Parma. Il tutto senza trascurare la normale programmazione locale. Il pubblico si sta affezionando. Ci sono delle sere in cui gli spettatori vengono a teatro senza neppure sapere esattamente cosa c’è in cartellone.
Quasi tutti gli spettacoli andati in scena quest’anno a Sori sono stati prodotti dal Teatro Pubblico Ligure, quasi sempre con la regia dello stesso Sergio Maifredi.